LA SORPRESA, Wytch Hazel: soldati sotto comando!

11.11.2020

WYTCH HAZEL
III: Pentecost (Bad Omen Records, 2020)

Prima di passare in rassegna "Pentecost", terzo album di Wytch Hazel, sono necessarie un paio di precisazioni. L'improbabile filone del christian metal, oltre ad essere storicamente votato alla pacchianeria, mi è sempre apparso come un tentativo da parte di certe istituzioni di salvare capre e cavoli, di arginare i presunti effetti della Musica del Diavolo legittimandone un'artificiosa e pretestuosa nemesi. Del resto, i movimenti che continuano a sfruttare l'Heavy Metal come veicolo per schierarsi apertamente con qualsivoglia ideologia religiosa o politica (a cominciare dal discutibile national-socialst black metal...) trovano nell'esplicito un valido espediente per mascherare -dal mio punto di vista- ben altri tipi di lacune.
Detto questo, quando a parlare per gli artisti è una musica di oggettiva qualità, il sottoscritto passa più che volentieri sopra ad esibizioni di biblico misticismo, simbologie provocatorie e quant'altro: l'assalto giallonero degli Stryper con "Soldiers under command" (1985) è infatti solo la più nota tra le prove concrete di un certo metal sedicente filo-cristiano dall'innegabile merito artistico.
In secondo luogo, quella di Wytch Hazel è una release che ha letteralmente stravolto  la pianificazione dei contenuti per questo round del redivivo Hammerblow.

i Wytch Hazel nel 2011
i Wytch Hazel nel 2011

L'ascolto di un classico moderno quale "I am redeemed", dall'incedere battagliero e dal riffing perfettamente cesellato, è probante nel dimostrare quanto Thin Lizzy e Blue Oyster Cult abbiano ancora oggi un solido ascendente sulle generazioni di musicisti. La missione di Wytch Hazel all'ombra della croce prosegue nella riconquista di armonie da sogno e forme hard con "Spirit and fire"; traspare un retrogusto melodico non lontano dai Fleetwood Mac in "Archangel" e "Reap the harvest". Si sfiora delicatamente il folk con la solenne doppietta conclusiva "The crown" / "Ancient of days".  

Il timbro di Colin Hendra, pur adagiato su un registro vocale poco dinamico, amplifica la salda connessione con il modello Thin Lizzy, mentre lo slight return strumentale "Sonata" (riproposizione del tema di "Archangel") è decisamente gradevole nel ricondurre ad ambienti vintage
Il margine di espansione qualitativa di Wytch Hazel sarà senz'altro il tempo a stabilirlo: per adesso, godiamoci questo album incredibilmente poetico ed ispirato, arrembaggio di un imberbe quartetto inglese che è già rivelazione. Mistica.

Massimo

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