SPECIALE: Dream Theater VS Fates Warning: duello ad alta quota!
Non un'epoca al di là dell'immaginabile, ma un'immaginazione al di là delle epoche. Queensryche avevano portato le valvole dell' hi-tech-metal a temperatura ottimale con "The Warning" e "Rage of order", illuminando la via ai cyborgs che avrebbero immediatamente iniziato a macchinare orditure sempre più temibili - fino ai culminanti deliri d'onnipotenza di Lethal ("Programmed") e Psychotic Waltz ("A social grace").
Sul medesimo sentiero di guerra, Fates Warning e Dream Theater lasciarono impronte che definire indelebili è riduttivo: con sorprendente personalità e relativamente al proprio bacino d'utenza, a lungo queste due bande hanno tenuto alta la bandiera dell'Heavy colto, alla continua ricerca della pietra filosofale. Dream Theater raccoglieranno proseliti impensati con "Images & words", patrimonio culturale per le masse anni '90, mentre l'orda dei Fates Warning resterà in agguato, nascosta nelle brume del culto, seminando squarci di grande bellezza come il recente "Theories of flight" (2016).
DREAM THEATER
WHEN DREAM AND DAY UNITE (MCA, 1989)
Attenti Rush, questi cinque agenti-segreti stanno per inquinare le vostre metropoli del futuro con i loro fumi postbellici!!! Dream Theater spergiura sul geniale trio canadese a partire dal biglietto da visita "A fortune in lies" - ma i fulminanti stop-and-go, in cui si esaltano i super-amplificatori di John Petrucci e il deragliante drumming di Mike Portnoy, non lasciano margini interpretativi: i Metallica hanno coniato uno standard da cui non è più possibile prescindere!
Il frontman Charlie Dominici, additato come anello debole dalle riviste dell'epoca (tanto da costringere la band ad un improvviso iato, alla ricerca di un nuovo cantante), è in realtà sensibile alle trame insidiose di "When dream and day unite" e, pur non brillando per unicità, non ricorre affatto al (abusato) brevetto vocale imposto da Geoff Tate.
"The killing hand" è forse l'apice della decompressione che Dream Theater attua nei confronti del cliché metallico: una mano che, se non uccide, destruttura la forza d'urto del maxi-metal americano in uno spettro dinamico impressionante, dal tormentato arpeggio (se ne ricorderanno proprio i Metallica su "The unforgiven"!) ad un finale disarmante, in cui il basso del ninja John Myung fronteggia la catastrofe sonora inscenata, sullo sfondo, dal maniacale teatro.
Non c'è alcuna tregua nelle partiture di "Afterlife", dove il virtuosismo incontenibile di Dream Theater schernisce i pilastri dell'hard europeo con disinibito atteggiamento di superiorità (memorabile il vortice solistico in cui John Petrucci e Kevin Moore si sfidano in singolar tenzone!). Tra le note di colore, vale la pena segnalare lo strumentale "Ytse Jam", sorta di trasmutazione in chiave-'89 dei Rush e della loro "YYZ". Dopo il successo capillare di "Images and words", Dream Theater sarà capace di altre ispirate esibizioni (il lunghissimo singolo "A change of seasons" ed un album, "Scenes from a memory", particolarmente indovinati), ma verrà meno il clima distopico che inseriva "When dream and day unite" tra i bellissimi del suo tempo.
FATES WARNING
AWAKEN THE GUARDIAN
(METAL BLADE, 1986)
Emerse con la riedizione deluxe di "Awaken the guardian" il filmato inedito che pizzicava proprio Mike Portnoy (allora nei Majesty, nucleo di predestinati) tra i presenti ad uno show dei Fates Warning nel 1986!
La banda del Connecticut partecipò infatti alla prima insurrezione dei ribelli programmed, contribuendo inequivocabilmente a gettare le basi del filone "erudito" dell' Heavy Sound - inizialmente, però, con propulsore a regime ridotto. "Night on broken", prima e poco incisiva fatigue, faceva banale sciacallaggio di Maiden-repertorio, senza preoccuparsi di emergere dalle sature schiere dei replicanti.
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Alla terza prova, l'inesauribile stratega Jim Matheos ed i suoi pirati dell'underground perfezionano quanto riversato, soltanto un anno prima, sul secondo "The spectre within" (1985).
Fates Warning mark-1, piuttosto che sposare l'immaginario futuristico allora già istituzionalizzato (dai Queensryche?), sovrappone la grandeur del metallo epico alla complessità cronica dei Rush, cosparsa di retaggi maideniani: "Awaken the guardian" è un viaggio trascendentale che conduce alla (ri)scoperta di boschi incantati, attraverso una vegetazione dai colori surreali. "The sorceress" rompe gli indugi col suo rifferama iperteso, trascinandoci in un mondo immaginifico popolato da sfuggenti creature e culti antichi; le melodie arcane di "Fata Morgana", "Guardian" e "Prelude to ruin" si innalzano come incensi in onore di un pantheon dimenticato, pilotate dalle frequenze siderali di John Arch - qui al suo ultimo contributo "ufficiale", che anticipò una sfortunata audizione con i Dream Theater (!).
La liturgia del Fato si risolve nel lirismo di "Exodus", ultima preghiera agli dèi, atto finale di un'opera sostanzialmente unica nel suo genere.
L'accoglienza riservata in-tempo-reale ad un piece straordinario come "Awaken the guardian" fu colpevolmente tiepida, neanche la meraviglia d'ispirazione fantasy ritratta sulla splendida copertina riuscì a stimolare un vero e proprio interesse per i Fates Warning...almeno dalle "nostre" parti.
Nella sua grandiosa vena poetica, "Awaken the guardian" non è un ascolto per tutti: gli eccessi creativi della coppia d'asce Matheos/Aresti e la voce glaciale di Artch, sirena ostinatamente impostata su registri sovrannaturali, non fanno dei primi Fates Warning un'offerta congrua alle esigenze dell' airplay, né a quelle dell'ascoltatore occasionale.
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Appurato che "Awaken the guardian" ed il debutto di Dream Theater non si rivelano certo prodotti da consumare nell'autoradio, gioirete comunque nell'apprendere che entrambi i titoli godono tutt'ora di una buona distribuzione, soprattutto in formato compact.
La ristampa di "Awaken the guardian" edita nel 2005 da Metal Blade, con numerose tracce bonus, home-video del concerto a Long Island (1986) e note di copertina redatte da Mike Portnoy (ancora lui!), è ciò che si può definire un'edizione irrinunciabile.
Massimo