RISTAMPE: Thynn Ice & Stash

30.04.2021

THYNN ICE - S/T
(autoproduzione, 1992 / No Remorse, 2019)

STASH - A matter of time
(autoproduzione, 1987 / No Remorse, 2015)

Tra gli ordini recentemente effettuati, il double pack che ho acquistato dalla greca No Remorse mi ha permesso di aggiungere alla mia collezione due retrospettive di cui, con molta probabilità, nessuno di voi è al corrente.
Chiariamo, però, che quelle commentate di seguito non sono esattamente delle riedizioni nel senso più "lineare" del termine: il caso Thynn Ice appartiene all'infinita lista di ritardatari che, nonostante le evidenti qualità, non raggiunsero alcun contratto discografico ai tempi dell'incisione indipendente (1992). Vani furono, oltretutto, gli sforzi profusi dal quintetto californiano nella stampa di un test vinyl autoprodotto.
Il materiale, segregato nell'impenetrabile scrigno delle indies fino ad oggi, vede finalmente la luce grazie all'etichetta ellenica che, con estrema discrezione in fase di remaster, lo propone per la prima volta nei formati principali.

Svincolo immediatamente Thynn Ice dalle postille velenose segnalando che, al netto del (buon) lavoro della No Remorse, il mix originale mette troppo in ombra il potenziale della tagliente coppia di chitarre, impedendo al suono d'insieme di raggiungere la cifra esplosiva che avrebbe potuto vantare.
"Thynn ice" non è una pubblicazione che conferirà al vostro archivio un nuovo prestigio ma, attenzione, potrebbe rivelarsi acquisto davvero entusiasmante per gli spasimanti del metallo a stelle e strisce dalla sfacciata pronuncia maideniana
Dal formato classico delle lame "Midnight strangler", "Running mean" e "Victim of the fall" alle soluzioni più ricercate di "Sound of mind" e "Life and death", la proposta di Thynn Ice è facilmente inquadrabile nel ricco sottoinsieme troneggiato dai Lizzy Borden e dagli Hawk (con cui, peraltro, si captano diverse analogie). Persino il cantante Mike Ramiy, al netto di un range vocale non troppo ampio, non avrebbe affatto sfigurato accanto alle figure più autorevoli del settore.

E' allibente, invece, ciò che la label greca ci offre con la compilazione dedicata agli olandesi Stash. Il rammarico nell'apprendere che questi atleti delle trame barocche siano passati del tutto inosservati ai tempi del nastro dimostrativo, datato addirittura 1987, rende davvero difficoltoso immaginare le ragioni di una simile svista.

Le sfarzose fondamenta su cui poggia l'offerta degli Stash sono quelle della stirpe divina che dagli astri Alcatrazz, Deep Purple e MSG si ramifica fino all'Estremo Nord europeo, con il class metal di 220 Volt, Vandenberg e i primi, indimenticabili Europe. In più, Stash allega alla magia sotterranea del reperto originale un vero e proprio ellepì di recente fattura.

Sono rimasto basito dall'affinità col passato che la compagine olandese riesce ad esibire nelle nuove take, rimpolpate peraltro da episodi inediti di scintillante qualità come l'imprevedibile "Waiting for the night". Stash sembra aver mantenuto la forma spirituale in corpore sano dai tempi dello sfortunato demo, accusando appena un infinitesimale calo di mordente nella restituzione dei vecchi brani ("By the lights of fire" è illustrativa in tal senso).

Arduo selezionare gli estratti migliori da "A matter of time": è necessario invece sottolineare che, se in questa raccolta troverete un sound risaputo e ben contestualizzabile nell'Europa degli anni '80, con operine come "Born to run" ed il drama "Don't let it end" gli Stash dimostra(va)no di saper fare il loro mestiere come e forse meglio di molti colleghi più incensati.

Duole riportare, per quanto riguarda "A matter of time", che la versione in vinile è sprovvista del prezioso demo '87. Le tirature compact di Stash e Thynn Ice sembrano, tra l'altro, essere limitate a poche unità. Datevi da fare.

Massimo

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