RELICS, le origini hard del Balletto!

11.12.2020

BALLETTO DI BRONZO - Sirio 2222 (RCA, 1970)

L'idea di includere in queste pagine il noto complesso partenopeo è a seguito della conversazione avuta qualche giorno fa con un amico, circa la precisa collocazione stilistica di "Sirio 2222". Inoltre, è ben noto quanto sia forte, alle nostre latitudini, il legame tra il rock sinfonico dei primi anni '70 e la musica dura della decade successiva: è sufficiente ricordare come una delle primissime formazioni italiane intenzionalmente Heavy Metal (i Knife Edge) nascesse in realtà da una costola dei The Trip in cooperazione con membri di Vanadium e Vanexa.

Premettiamo che, in questo debutto, quasi non c'è traccia del prog di cui il Balletto sarà meritatamente futuro campione grazie al capolavoro "Ys". La base di "Sirio 2222", al netto di certi retaggi dell'Italia yeye riscontrabili soprattutto nelle liriche, è saldamente legata ai blues-rockers del periodo: dai più ovvi Cream Hendrix (l'iniziale "Un posto"), ai Beatles dello spartiacque "Revolver" (si ascolti la schizoide "Girotondo").
Sorprende, 
nell'interessante riff di "Eh eh ah ah", un chitarrismo che ricorda insospettabilmente Rory Gallagher, all'epoca ancora in forza ai Taste.

In un'ipotetica ricerca del "brano chiave" di questa opera prima, la scelta ricade per forza di cose sul turnaround minaccioso ed ossessivo di "Incantesimo" che, da un'idea palesemente blues, diventa quintessenziale episodio sabbathiano, precursore strabiliante dei codici del doom.

Per chi fosse interessato, invece, ad individuare ad ogni costo le origini del suono di "Ys", la prima incarnazione del Balletto sfoggia un acerbo esercizio barocco dal titolo "Meditazione", che coinvolge inserti di violino e clavicembalo: questa, ancor più dei dieci, lisergici minuti di "Missione Sirio 2222", è la traccia che presenta -ante litteram- timidi elementi di rock progressivo.

Detto questo, la band che incise "Sirio 2222" ha ben poco in comune con il folle quartetto guidato, a partire dal '71, dal formidabile Gianni Leone: quella presa in esame è un'opera pregevole, sicuramente da recuperare in quanto embrione dell'hard all'italiana, ma il momento di rompere gli schemi, per il Balletto, non era ancora arrivato...

Massimo

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