LA SORPRESA: PHANTOM SPELL finalmente al debutto - ed è subito strike!

24.08.2022

MALEDETTO REVISIONISMO!
"nuova" luce sul neoProg degli anni '80

Che si tratti di revisionismo intenzionale o di fraintendimento ormai cronicizzato, il luogo comune che vuole il rock progressivo tra quei generi "messi alla gogna" negli anni '80 è sempre più dilagante. Purtroppo, un contributo pesante alla diffusione di falsità storiche proviene dai social network, stanze illusorie che autorizzano chiunque ad autoproclamarsi esperto, intenditore e, di conseguenza, anche divulgatore di concetti inventati o riveduti (molto) a posteriori.
E' inoltre probabile, dicevamo, che l'affossamento dei generi musicali "eruditi" (non solo il prog!) dovuto alle insurrezioni punk di metà anni '70, venga ormai tramandato e reinterpretato con la solita approssimazione che contraddistingue questa scialba generazione di opinionisti, sempre più "virtuali". Sono comunque dell'avviso che raccontare la storia della musica approssimando per balzi di cinque o dieci anni sia uno sbaglio imperdonabile.

Allo scoccare degli eighties, il prog non solo non era affatto "bandito", fu anzi oggetto di una concreta rivalutazione, almeno da parte della nicchia affezionata alle forme meno disordinate del rock. In Inghilterra, l'Heavy Sound si rigenerava infatti con la NWOBHM di Iron Maiden, Saxon e Angel Witch, mentre il ritorno alle istanze sinfoniche e fantasiose trovava i suoi nuovi leader nei Marillion, continuatori dell'opera dei Genesis ma ricettivi nei confronti dei nuovi metodi di indurimento sonoro.

La stampa impegnata nei settori metallici, dalle colonne di Kerrang! a quelle nostrane di Rockerilla/Hard N Heavy (prima) e Metal Shock (dal 1987 in poi), fu determinante nella diffusione del "neoProg", sensibilizzando anche il pubblico Heavy Metal alla causa di Marillion, Twelfth Night, Pallas, Pendragon ed altre realtà.
E ancora: come già ribadito in altre occasioni, un manipolo di valorosi riuscì a sovrapporre i due percorsi ed a coniugare l'immediatezza e l'aggressività della stained class con la ridondanza del Rock Progressivo. La miscela, quasi alla maniera del pomp americano, produceva scenari elettroacustici maestosi e visionari, cavalcate metalliche da sogno alternate a tappeti tastieristici immaginifici, fragranze di mondi lontani e di epoche inimmaginabili: dai Saracen del tassativo "Heroes, saints & fools" al Magnum-classico "Chase the dragon"! Con "Script for a jester's tear" dei Marillion e "The sentinel", poco celebrato capolavoro dei Pallas, il vinile ritornava addirittura ad incastonarsi come gemma inestimabile in sontuosi involucri apribili - mentre il vendutissimo Heavy Metal doveva accontentarsi di confezioni "budget"...

il nuovo album "Immortal's requiem"

il singolo "Keep on running", del 2021

PHANTOM SPELL "Immortal's requiem"
(Wizard Tower Records, 2022)

Phantom Spell comparve circa un anno fa, lasciando un avviso - il singolo "Keep on running" - istantaneamente efficace, foriero di speranze per un debutto con tutti gli "attributi". A dire il vero, il brano scelto per affacciarsi sul mercato lasciava intendere l'inizio di un'avventura affine ad un certo vintage rock irlandese, a'la Gary Moore, Thin Lizzy Rory Gallagher; e non mi è del tutto chiaro se il progetto del giovane polistrumentista Kyle McNeill (sì, suona tutto lui!!!) abbia preso una piega diversa in corso d'opera, oppure se "Keep on running", peraltro declassata a bonus track!, sia stato un episodio intenzionalmente più "immediato". L'attesa, nel mio caso, era comunque febbricitante.

Voglio ripeterlo ancora una volta: né le nuove leve inglesi che pure ho già celebrato su queste pagine (Wytch Hazel e gli stessi Phantom Spell) né altri affiliati alla New Wave Of Traditional HM sono destinati a lasciare un segno decisivo, oppure a diventare dei punti di riferimento per un pubblico che vada oltre l'esigua parrocchia dei completisti.
Al di là di una riproposizione musicale filologicamente accurata, di un livello tecnico mediamente alto, e degli intenti senza dubbio lodevoli, ai nuovi uomini d'arme manca l'impatto deflagrante che permetta loro di incidere sulla Storia. In altre parole, scordatevi i nuovi Iron Maiden.
Detto questo, ho ragione di credere che non esistano molti artisti in grado di architettare e mettere nero su bianco, del tutto in solitaria, un lavoro della stessa eleganza di "Immortal's requiem".

Phantom Spell obbedisce alle Tavole della Legge di Saracen e dei primi Pallas, ne restituisce il pathos e ne onora le eroiche gesta; si lancia nell'arduo cimento con "Blood becomes sand" e "Dawn of mind", due gioielli di ispirazione pura, basati su alternanze climatiche e avvincenti momenti elettrici in cui il factotum non rinuncia (...sdoppiandosi!) all'uso delle twin-guitars. "Black spire curse" è un momento virtuosistico genuinamente neoProg, in opposizione all'asciutto classic-rocker "Up the tower" - di nuovo sulle orme dei Thin Lizzy! - , che rivela notevoli doti strumentistiche. 
Essere credibili e, mi si consenta, addirittura vincenti nella reinterpretazione di un filone così specifico, in cui più che mai occorre il ritrovamento della "pietra filosofale", è qualcosa di difficilmente profetizzabile, persino da un sognatore che, in un modo o nell'altro, non ha mai smesso di crederci.

Ed è un vero peccato che l'advance copy, sui distributori principali di musica liquida, ometta la riedizione di "Moonchild", imprescindibile testamento hard rock dal genio di Rory Gallagher, nonché il mix definitivo della già edita "Keep on running".
All'appello manca curiosamente un'edizione in vinile che, presumo, rientri comunque nei piani del giovane McNeill per il futuro prossimo. Nel frattempo, chi volesse farsi incantare dal sortilegio, può senz'altro ordinare il formato compact sulla pagina di Phantom Spell...

Kyle McNeill, foto dal web
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