LA SORPRESA: ...anzi, la conferma. Uscito il nuovo KONQUEST!

18.10.2022

KONQUEST - TIME AND TYRANNY
(No Remorse Records, 2022)

A poche ore dalla stesura del commento che segue, Konquest si esibiranno al CPA, storico plesso fiorentino autogestito, da sempre aperto alla divulgazione di musica sotterranea. Ed è importante questa precisazione, poiché la creatura solistica di Alex Rossi ha già mostrato gli artigli con fierezza, nel primo album "The night goes on" (da me opportunamente elogiato mesi orsono) e nell'appena pubblicato "Time and tyranny" - che segna un ulteriore e considerevole balzo nella parabola ascendente di Konquest. Rimane da verificare, quindi, la resa del progetto in edizione "collettivo", con il capitano Alex impegnato nel ruolo di cantante/chitarrista, raccogliendo l'eredità di leggendari uomini-di-palco come Dave Meniketti, James Hetfield e Dave Mustaine!

Ma i gelidi venti che accarezzano la sensibilità artistica di Rossi spirano da Nord, e non è certo da oggi che è possibile smascherare l'amore viscerale del polistrumentista toscano per i pionieri Heavy Load, l'alpha dello Swedish-sound, la band che aprì la via ad un filone "geografico" dall'identità precisa e riconoscibile, e dalla storia assolutamente a sè stante. Approfondiremo senz'altro, ma non adesso.

Oggi, è tempo di acclamare "Time and tiranny", nuovo vinile che non solo incrementa l'interesse per questo "esercito di un solo uomo", migliorato nelle tecniche d'assalto, ma che incredibilmente conserva l'effervescenza e gli istinti famelici del primo lavoro, sottolineandoli - stavolta - con una produzione più corposa, "finalizzata" dal deus ex machina del metal polacco, Bart Gabriel.
Konquest apre la sua opera-seconda con un preliminare che è già una dichiarazione d'intenti. Niente atmosfere preparatorie, nessuna quiete prima della tempesta: "Relativity" è un'introduzione al galoppo, dalle chitarre taglienti, un perentorio rullo di tamburi che in meno di due minuti deflagra nella doppietta iniziale "Time & Tiranny" / "Something (in the dark)". Louder than hell!

Non vi sono dubbi circa lo stato di grazia di Alex Rossi, l'unico italiano in grado di offrire una ricostruzione filologica dei primordi scandinavi (Heavy Load, Gothic Knights, 220 Volt) che rasenta l'incredibile, pur cimentandosi nella stesura di ispiratissime composizioni originali.
Quando le palpitazioni filo-svedesi rallentano, però, Konquest elabora un sofisticato esercizio maideniano come "The light that fades away", potenziale lato B di "Somewhere in time" in cui Alex dà addirittura spazio a moderati (ma fondamentali) interventi di sintetizzatore.

Con "A place I call home", "Traveller" (addirittura omonima di un vecchio cavallo di battaglia degli Heavy Load!) e "Warrior from a future world", il nuovo album dei Konquest diventa definitivamente sovrapponibile all'heavy proto-epico dei loro oracoli svedesi. Introdotta da un tema armonizzato sulla falsariga di "Caught somewhere in time", "Warrior from a future world" è indubbiamente il gioiello più prezioso della corona, il manifesto di Alex Rossi e del suo arrembante progetto. In parole povere: la sua "The guitar is my sword"! Otto minuti di accelerazioni, stacchi e ritornelli minimali quanto accattivanti, si alternano in chiusura di "Time and tyranny" - per quanto mi riguarda, un altro bellissimo ed irrinunciabile dell'anno in corso.

Massimo

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