INTERVISTA: Sacred Blade / Jeff Ulmer, marzo 2005
Vale, per i Sacred Blade, quanto argomentato nel paragrafo introduttivo dell'intervista ai Ruffians. Con una (non troppo) lieve differenza: "Of the Sun + Moon" è riuscito, negli anni, ad assurgere allo stesso status mitologico delle più rare indies degli anni '80, nonostante all'epoca avesse beneficiato di una più che buona distribuzione europea!
Sarebbe necessaria un'indagine a sé stante, per analizzare i perché della esplosiva rivalutazione dei Sacred Blade e della loro unica opera autografa. Nei giorni di "Of the Sun + Moon" (1986), fu il solito Beppe Riva a formulare una polemica quanto arguta osservazione: i francesi della Black Dragon lanciavano sul mercato l'esordio di Sacred Blade dotandolo di involucro apribile, elegante nelle grafiche ed enigmatico nell'illustrazione di copertina, in un momento storico in cui le major seguivano una linea di confezionamento ben più essenziale ed approssimativa. Probabilmente, un godimento visivo di tale intensità quasi non si percepiva dai tempi dei mastodontici gatefold del rock sinfonico/progressivo anni '70, ed è curioso notare come un'esordiente canadese riportasse in-auge la priorità di un'estetica tanto intrigante. Tutto qui?
"Of the Sun + Moon" è un album di guitar-work dalle fondamenta tradizionali, sì, ma intriso di apprezzabili sfumature che rifuggono i cliché, esplorando costellazioni avvolte nel mistero, come un vero avventuriero dello Spazio Profondo. Oggi come allora, un unicum nell'epopea del Metallo di cui mi auguro di poter tornare a parlare in maniere più approfondita.
Quando, nel 2005, iniziarono a diffondersi i rumors circa la resurrezione dei Sacred Blade e del loro materiale "inedito", la nostra redazione si mosse immediatamente per scoprire cosa stesse effettivamente bollendo in pentola. Jeff Ulmer, voce e chitarra nonché mente creativa di questa sfuggente band, rilasciò ad Hammerblow una bellissima intervista, che contribuì (non poco) al prestigio e alla visibilità della nostra fanzine e che, quindi, ripubblico oggi con un certo orgoglio.
Duole riferire, in questa sede, che l'artista ci ha prematuramente lasciati nel marzo del 2013.
Massimo
L'INTERVISTA
HB: [...] cosa è successo alla band dopo l'uscita dell'album "Of the Sun + Moon" del 1986?
HB: Devi sapere, se non lo sai già, che il vostro disco "Of the Sun + Moon" ha raggiunto quotazioni molto elevate, negli ultimi anni! Cosa ne pensi del giro del collezionismo e di questa alta valutazione del tuo disco?
HB: [...] Cosa mi dici di eventuali ristampe in digitale?
JU: E' davvero gratificante ricevere un responso continuo, come quello che i Sacred Blade hanno avuto nel tempo; questo giustifica gli anni di lavoro che hanno portato alla realizzazione del primo album, alla faccia di tutte le avversità. Parlando della ristampa, per me è molto importante che restituisca al meglio la qualità del prodotto originale, è per questo che ho impiegato ben due anni per rimasterizzare tutto. Ti confesso che avevo pensato di remixare o addirittura risuonare diverse parti, ma poi ho deciso che la cosa migliore sarebbe stata realizzare una versione digitale che fosse il più possibile fedele all'originale.
HB: Nelle vostre canzoni, inclusi i primi demo, le tematiche spaziali e fantascientifiche sono onnipresenti. Com'è nato questo interesse verso certi argomenti? Spiegaci il concept di "Of the Sun + Moon"...
JU: Ho sempre avuto un interesse per l'astronomia e la fantascienza, fin da quando ero bambino e guardavo Star Trek alla TV. I testi di "Of the Sun + Moon" sono ispirati ad una storia che cominciai a scrivere nel 1981, il cui titolo sarebbe stato quello del secondo album. Piuttosto che raccontare semplicemente una storia con la musica dei Sacred Blade, ho preferito rendere i concetti più astratti, e lasciare all'ascoltatore il beneficio dell'interpretazione personale. Anche a me è sempre piaciuto interpretare il significato delle cose secondo la mia immaginazione, usare le liriche per dare l'atmosfera...come quando scrivi una novella: i personaggi e gli avvenimenti sono scritti sulle pagine del libro, ma se sono scritti bene, diventano reali nella tua mente. "Of the Sun + Moon" è solo una piccola parte dell'intero racconto - e così è anche il nuovo album degli Othyrworld.
HB: Ho visto sul vostro sito una dichiarata campagna pubblicitaria contro la Reborn Classics, la leggendaria etichetta "pirata" che ristampò illegalmente decine di dischi Metal difficilmente reperibili. So che fu stampato anche un bootleg contenente il vostro primo demo "Seven Moons of Xercez": come hanno fatto ad avere quei demo? E soprattutto, vedremo mai quei demo stampati ufficialmente?
JU: Il pubblico ci ha chiesto per anni di stampare ufficialmente quei demo: da una parte avrei voluto renderli disponibili, ma dall'altra non volevo usare dei masters dalla qualità scadente. Per fare le cose fatte bene, ci vorrebbero parecchio tempo e parecchi soldi, oltre ad un gran lavoro di restaurazione. Non posso esprimermi su eventuali pubblicazioni, ma sta di fatto che comporterebbero solo ulteriori costi.
Avere quelle canzoni su un bootleg non aiuta affatto, dato che si tratta di registrazioni qualitativamente atroci. Se c'è una grande richiesta di quei demo, penso che la ristampa ufficiale dovrebbe essere fatta correttamente, altrimenti è inutile: comunque, per il momento, il nostro budget è tutto investito sul nuovo album a nome Othyrworld.
Quelli della Reborn Classics sono solo una banda di ladri opportunisti, che guadagnano alle spalle delle band e dei fans rubando materiale e pubblicandolo senza autorizzazione, senza pagare nessun diritto. Anziché risalire ai master originali e lavorarci sopra, loro risalgono ai master nel modo in cui ci può farlo chiunque: ottenendo una copia su cassetta da una qualsiasi fonte, o addirittura "riversando" i vinili. Il che implica che la band non guadagni nulla sulla propria musica (guadagno che servirebbe a pagare le registrazioni di quel prodotto e a finanziarsi ulteriori produzioni), oltre a dare ai fans una qualità pessima, sia nell'audio che nella confezione. In questo modo è anche più difficile realizzare una ristampa ufficiale, dal momento che chi ha il bootleg difficilmente comprerebbe di nuovo lo stesso prodotto [...].
Il CD "Seven Moonz..." nella fattispecie, ha ucciso ogni possibilità per Sacred Blade di pubblicare i brani su cui abbiamo lavorato per oltre quindici anni, ed ha parzialmente comportato la decisione di cambiare il nome della band, in previsione di progetti futuri. Le bands hanno bisogno del supporto economico dei propri fans, per andare avanti. Supportare le etichette "pirata" è deleterio per chiunque, infatti gli unici a trarne profitto sono i truffatori che vendono quei CD.
HB: Raccontaci qualcosa che ricordi degli anni '80: la tua band, il tuo primo disco, la scena americana....pensi che le cose siano cambiate in meglio o in peggio, rispetto quei tempi?
JU: Quei tempi sembrano così lontani...anzi no, un momento: SONO così lontani!!! Ripensandoci, c'era tanta buona musica in giro, allora. E' stato bello per noi ricevere tanti consensi anche durante i primi tempi di attività, infatti devo ringraziare tutti i fans per il loro generoso supporto, quando cominciarono a circolare i nostri primi demo che, sebbene prodotti con un budget molto basso, mi hanno incoraggiato nell'inseguire il mio sogno. Anche se la qualità di quei demo oggi mi imbarazza, c'era tanta onestà...cosa che ho cercato di mantenere nel mio lavoro. Ottenere la pubblicazione del singolo "The Alien" in apertura della compilation "Metal Massacre vol.IV" fu una ricompensa, dato che attirò le etichette di tutto il mondo, permettendoci di procedere con i lavori per il debut-album. Tuttavia, il progetto si rivelò più impegnativo di quello che credevo, ma ho imparato una grande lezione da quell'esperienza: i ricordi di quel periodo, quindi, sono "bitter sweet"!
Stavamo attenti ad ogni minima imprecisione, durante le registrazioni di "Of the Sun + Moon", e fino al giorno in cui ho spedito l'artwork in Francia per la pubblicazione, è stata una vera lotta. Realizzare quel disco fu l'impresa più dura che mi fosse capitata fino a quel momento, mi fece crollare il mito "glamour" dell'industria discografica e mi iniettò una buona dose di realismo. Fu un miracolo riuscire a completare il disco, e lo stesso vale per il nuovo album, che ha richiesto ben dieci anni di lavoro!
Se le cose sono meglio o peggio rispetto ad allora? Se dovessi tracciare una linea, la traccerei a metà. Troppa attenzione ai video, ora, troppo mercato incentrato sull'immagine più che sulla musica...e questo non giova affatto; troppa gente presta attenzione al proprio look e non alla qualità delle canzoni. C'è pochissima roba che mi piace, oggi.
D'altro canto, il costo delle produzioni -che nei primi '80 era proibitivo!- è diminuito, permettendo a più artisti di realizzare i propri dischi. Questo è deleterio in molti casi, perché spesso manca personale competente dietro alle console. Internet ci ha messo del suo, specie in fatto di "pirateria", ma ha permesso alle bands di interagire con i propri fans in un modo che prima era impossibile. E' tutto un altro pianeta, rispetto a vent'anni fa!
Qui in Canada non c'è mai stata una scena, abbiamo solo avuto l'opportunità di conoscere qualche band quando venivano a suonare in città, oppure di esibirci insieme ad alcune di loro. L'essere isolato ha comunque contribuito a definire la mia identità, ed ha permesso alla band di non farsi influenzare dai generi musicali in circolazione. Molte bands provenienti da Vancouver hanno un proprio stile, ma pochi arrivano al contratto discografico, perché manca il supporto locale. Questo è pessimo: conosco bands che hanno dell'ottimo materiale, ma che non sono mai uscite dalla sala prove.
Adesso sembra che tutti seguano il carrozzone delle mode, ma io non posso farlo...lavoro in modo troppo lento!
HB: L'ultima curiosità: perché usare, nei titoli e nelle lyrics, il "+" invece di "and", oppure la "z" invece della "s"?
JU: La "colpa" è di John Boorman (il regista di "Zardoz" - nda)! Non mi ricordo quando cominciai a fare questa cosa, ma è stato tanto tempo fa. Sono sicuro che leggere un testo scritto in questo modo è un incubo...specie per chi non ha come lingua madre l'Inglese; chiedo scusa!! Questa particolarità è diventata un mio capriccio, e...lo spelling non è il mio forte!!!!
nel ricordo di Jeff Ulmer (1966-2013)
e Ted Zawadski (?-2020)