INTERVISTA: Mox Cristadoro, non chiamatemi "giornalista"!

18.01.2022

Ospitare Mox Cristadoro su queste pagine era qualcosa che avevo in mente da tempo. Quando, nel 2020, decisi di rifondare Hammerblow con un look aggiornato e rilanciarmi (sconsideratamente?) nel "traffico" attuale degli informatori musicali, iniziai da subito a valutare una serie di nomi che avrei voluto intervistare e che, con la loro partecipazione, avrebbero senz'altro arricchito le pagine di questo sito.
E' probabile che il nome chiamato in causa nell'intervista di oggi non sia troppo familiare alla setta degli heavy metal kids: Mox è un opinionista (e musicista) che scrive, parla e vive di Rock secondo una visione molto più ampia ma nient'affatto generalista, toccando anche la materia Hard n'Heavy dove e quando gli va. Da questa chiacchierata emerge un pensiero estremamente colto ed equilibrato, ma anche un trasporto genuino: quell'impulsività che, di solito, contraddistingue i giovanissimi appassionati e che raramente mantiene la stessa intensità dopo decenni di venerabile militanza.
Non è solo a causa del best-seller "I 100 migliori dischi del Progressive Italiano" (dove si tracciano, fra l'altro, molteplici connessioni a-posteriori con la Musica Dura!) che desideravo ospitare Mox nel "salotto" di Hammerblow. E' una questione di stima.

Ho letto il libro dedicato al Prog Italiano quando Tsunami Edizioni ne pubblicò l'edizione definitiva, che consiglio non solo per i contenuti, ma anche per l'organizzazione degli stessi, decisamente votata alla praticità. Ulteriori riferimenti al lavoro di Mox Cristadoro li troverete linkati nel corso dell'intervista. Buona lettura!

Massimo Machetti
gennaio 2022

L'INTERVISTA

HB: Mox, benvenuto su Hammerblow! Probabilmente hai notato che la mia webzine ha collezionato nel tempo una serie di interviste dedicate al giornalismo Rock & Metal. I personaggi che sono intervenuti su queste pagine dai primi anni 2000 ad oggi ti hanno, in qualche modo, influenzato?

MC: Grazie dell'invito, Massimo. Trovo tutti appassionati stimabili, ma l'unico tra gli intervistati che potrei ritenere un'influenza sul piano della scrittura, oltre che dell'attitudine e infine della conoscenza è Beppe Riva, col quale sono anche in rapporto d'amicizia. Se dovessi spendere qualche nome di giornalista musicale che considero luminare, anche per il mio percorso di crescita, direi che i più noti storicamente siano Caffarelli, Bertoncelli, Insolera, Bagli, insomma più o meno tutto il giro di Ciao 2001, Gong, Muzak...ma anche Re Nudo. Poi Enzo Gentile e per finire un più giovane Federico Guglielmi o alcune firme storiche di Rockerilla, come Calovolo, Sorge, Badino. Annovero innumerevoli contatti e amicizie tra i professionisti della cronaca musicale, con alcuni dei quali ho anche stretto collaborazioni a vario titolo...Stefano Gilardino, Andrea Paoli, Stefano Cerati, Barbara Volpi, Gianni Della Cioppa ecc...

HB: Ricordiamo che il tuo percorso come opinionista include anche esperienze radiofoniche e giornalistiche, oltre alla saggistica. Dal punto di vista dell'approccio critico, c'è differenza tra fare giornalismo e scrivere libri?

MC: Indubbiamente. Mentre l'onestà intellettuale dovrebbe restare una costante, l'approccio alle varie emanazioni espressive può variare, ma solo in termini di tempo. Va da sé che durante una conduzione radio/televisiva, o in una sala durante una presentazione, velocità e capacità di sintesi siano una componente obbligata...mentre un articolo su un magazine specializzato spesso offre più spazio a riflessioni e concetti. La dilatazione storico-geografica-emotiva-tecnica è ovviamente massimizzata sulle pagine di un libro, che concede caratteri quasi illimitati anche alle divagazioni dell'autore: ma è importante che siano sempre appropriate e non conducano a noia. Detto ciò, nonostante io abbia personale esperienza in tutte queste direzioni, onestamente, se mi sento definire 'giornalista musicale', sorrido.

HB: Senza voler sminuire il resto della bibliografia da te redatta, la tua magnum opus fino a prova contraria è "100 migliori dischi del Progressive Italiano" (Tsunami), chiave di lettura inedita di un genere (e periodo storico!) già ampiamente discusso da numerose fonti. Come sei arrivato a "filtrare" la materia attraverso questa particolare lente?

MC: Si è trattato in verità di un 'caso'. Mai avrei pensato nella vita di scrivere un libro sul Rock Progressivo Italiano, al netto del fatto che esistesse già una nutrita letteratura al riguardo. Fu dunque un'idea di Eugenio e Max di Tsunami il propormi la stesura di questo volume, appartenente alla collana 'I 100 Migliori Dischi di ...un genere musicale'. Così, nel mettermi in gioco, ho inizialmente operato la selezione del materiale (con una buona dose di conoscenza e un successivo approfondimento) per poi intraprendere un percorso da un lato meramente 'emotivo', dall'altro seguendo spontaneamente la logica del 'senno di poi', inserendo repentini paragoni e confronti con un ampio bagaglio di rock e costume sorto nei 40 anni successivi al periodo di pubblicazione degli album prescelti (tra il 1970 e il 1977). Questi, in parte, gli aspetti inediti rispetto agli altri testi, che si sono rivelati un'arma vincente, oltre alla praticità di una guida organizzata con schede, in ordine alfabetico per artista. Non ultima, un'introduzione all'argomento che inquadra la scena anche dal punto di vista socio-geografico, con l'intuizione d'un interessante parallelismo tra il fondamentale Regno Unito e la penisola italica. La logica dei miei libri, anche per il successivo compendio 'Route 69' (guida agli album pubblicati nel 1969), è di far conoscere un operato che ha il merito di aver introdotto delle idee artistiche molto prima di quello che si è potuto ascoltare dopo. Questa la missione nelle mie divulgazioni, anche radiofoniche, nei video, o dal vivo.

HB: ...e se, invece de "I 100 migliori dischi del Prog Italiano" ti avessero commissionato "I 100 migliori dischi per Mox Cristadoro"?

MC: Dall'alto di 45 anni abbondanti di ascolti, acquisti, e mestieri svolti tutti in ambiti connessi alla musica (almeno tre lustri nel settore discografia), a questa curiosità diventa arduo rispondere. Naturalmente ho le mie preferenze, così come conservo una serie di opere che, come si usa dire, 'ti cambiano la vita'. Da tempo immemore sono giunto alla sana conclusione che l'arte si suddivida in sole due macro-categorie: quella valida e quella non valida. Sarebbe quasi impossibile per me selezionare anche 500 titoli su 10.000... Ad ogni modo, per non eludere la tua domanda, posso affermare che negli ipotetici 100, rientrerebbero, in ordine sparso e con lo sforzo abnorme di inserire un unico titolo per artista...

(...credetemi, l'ha fatto veramente! Potete scaricare la lista completa QUI  - nda)

HB: Mox, nella serie di video-interventi intitolata "lato oscuro" (sempre per Tsunami), si evince la tua innegabile apertura verso tantissime sonorità diverse tra loro - peraltro tutte largamente presenti nella tua collezione di vinili e CD. Con quali criteri "costruisci" il tuo archivio privato? Hai delle regole, ad esempio, sul budget da investire sul singolo album, sulla selezione dei generi musicali e sulle edizioni? Se sì, quanto queste regole sono...inviolabili?

MC: Nessuna regola particolare. Se un disco mi interessa anche solo per collocazione storica o contestualizzazione, tendo a procuramelo. Analogamente se mi suscita qualche emozione, anche si trattasse musica leggera, o di canti della natura... Riguardo il fattore economico ricerco il miglior rapporto qualità/prezzo, e francamente mi faccio andare bene anche ristampe, e CD, meglio se le grafiche di copertina originali vengano integralmente rispettate. Infine il criterio di 'sistemazione' dei titoli nell'archivio è prevalentemente geografico, per territori di provenienza.

HB: Di tanto in tanto, il "Lato oscuro" dedica dei video-contributi anche all'Hard n'Heavy, mio principale oggetto di analisi su Hammerblow. Qual è il tuo rapporto con la "Musica Dura"? Proprio su queste pagine, Salvatore Fallucca parlò di connessioni e parentele tra il così detto Dark Sound, il Prog Italiano e certe derive dell'Heavy Metal...quali sono i tuoi pensieri in merito?

MC: Il pubblico di Progressive rock, Dark Sound e Hard/Metal spesso coincide al 100%. L'osservazione è certamente corretta. In tutti noi prevale un innato trasporto e amore per le musiche scritte in tonalità minore e i suoni potenti o avvolgenti, aspetti che accomunano questi linguaggi nella quasi totalità. Non ho remore ad ammettere che la mia inclinazione più radicata è proprio sui fronti hard-dark-prog-psychedelico da fine '60 ai primi '80. Un po' come la maggior parte dei collezionisti di musica rock. Ma è risaputo quanto io ami visceralmente anche punk, jazz-rock, elettronica, etnica primordiale e parecchio funk e disco, purché rigorosamente anni 70. Da sempre possiedo la maggior parte dei lavori ufficiali di Sabbath, Purple, Zeppelin, Uriah Heep, B.O.C., Scorpions, Sweet, Trust, J. Priest, Riot, Trouble e adoro la New Wave of British HM (perché ho avuto la fortuna di viver quel periodo in tempo reale): Blitzkrieg, Holocaust, Diamond Head, Saxon, Samson, Venom, Angel Witch, Tank, Jaguar, Soldier, Saxon, Maiden... oltre ai primi tre lavori dei Mercyful Fate, i primi due dei Candlemass e dei francesi Sortilége.

HB: Torniamo al giornalismo. Negli ultimi anni e per una serie di motivi che meriterebbero un approfondimento a sé, la stampa musicale specializzata si è, permettimi il paradosso, "pesantemente alleggerita" nei concetti: viene dato in pasto ai lettori qualcosa che si avvicina molto di più al gossip che alla critica. In sintesi, mi pare che si venda sensazionalismo al chilo e poca conoscenza della materia. Negli anni in cui mi sono avvicinato all'Heavy Metal (anni 90), compravo le riviste affinché fossero per me un medium formativo, una guida all'ascolto. Attualmente, però, al lettore medio, sembra che vada benissimo così. Che ne pensi?

MC: Purtroppo è un segno dell'evolversi (ma forse si tratta di 'involuzione') dei tempi. Ora siamo tutti più "comodi", con i prodigi della rete, ma non nascondo di rimpiagere quando 30, 40 anni fa, si usciva obbligatoriamente di casa per recarsi a caccia di materiale, amicizie, concerti, opinioni, notizie ed emozioni. Provo disagio per la tempesta di informazioni, perlopiù futili, a cui l'essere umano moderno è costantemente sottoposto. Questa modalità frenetica di tracorrere la quotidianità non credo ci faccia vivere meglio. Vale per tutto. Ma probabilmente il mio è un approccio da 'anziano'. Cerco comunque di coglierne i vantaggi, usando sempre la mia testa e nel rispetto della nostra sensibilità filtro i contenuti validi da quelli deleteri. Del resto anche l'involversi delle procedure in campo artistico-discografico, dalla seconda metà degli anni 80 è una tragedia inconfutabile. Di fatto, non è un caso che si sia ancora tutti legati ai grandi e talentuosi miti musicali degli anni 60-70.... cioè quando gli artisti venivano trattati e lavorati con rispetto e competenza, oltre alle possibilità di guadagno, e non spremuti come limoni per pochi attimi, e poi gettata via la buccia per sempre.

HB: C'è ancora, secondo te, qualche opinionista italiano (professionista o dilettante) in grado di parlare di Musica, e di Heavy Metal in particolare, con una competenza al di là delle nozioni enciclopediche e del sensazionalismo "da biografia non censurata"? 

MC: Senz'altro, il blog di Riva e Trombetti (rockaroundtheblog), Hammerblow webzine, la radio e il sito di Linea Rock, col programma storico Hard'n'Heavy di Simone Scavo e Marco Garavelli, i libri e le riviste di Stefano Cerati e Gianni della Cioppa, così come di Francesco Fuzz Pascoletti e diversi altri. Anche i siti informativi come Truemetal o Metalitalia, per quanto non del tutto esenti dal difetto della precedente domanda. Sono solo le prime realtà che mi vengono alla mente.

HB: La caratteristica che ti pone su un livello diverso rispetto a molti tuoi colleghi, è che oltre ad essere un critico/opinonista, sei anche un musicista apprezzato, con un lungo curriculum e tuttora attivo. Secondo te, questi due ruoli possono "aiutarsi" reciprocamente? Quanto l'esperienza come musicista arricchisce il tuo lavoro di scrittore?

MC: Reputo sia essenziale almeno un minimo (come nel mio caso) di conoscenza della materia. Non penso si possa fare l'allenatore di uno sport senza averlo quantomeno praticato. Né parlare a fondo delle prestazioni di un motore d'automobile, senza posseder la patente di guida. Sì, tutti possiamo esprimere pareri su questioni per definizione 'opinabili' come l'arte e quindi la musica, che viene fruita anche durante la spesa al supermercato. Tuttavia il rischio di prendere abbagli o affermare cose non propriamente aderenti alla realtà diventerebbe elevato. Esistono delle eccezioni, ma se uno sa mettere le mani su uno strumento, ha frequentato studi di registrazione, sale prova e palchi di ogni genere, penso sappia un po' meglio di cosa si tratta. E di conseguenza ha una maggior dose di credibilità.

HB: Ho saputo tra l'altro che, recentemente, sei entrato in pianta stabile nello staff di un negozio di dischi. Secondo te, al netto del recentissimo revival vinilico, il negozio di dischi ha ancora (o tornerà ad avere) il valore di luogo di aggregazione, scoperte ecc che aveva fino ai primi anni 2000?

Mox, il suo album e...Steven Wilson!
Mox, il suo album e...Steven Wilson!

MC: Grato per avermelo chiesto. Come moltissimi, sono cresciuto da adolescente frequentando innumerevoli negozi di dischi. Ora, miracolosamente, il mio ultimo lavoro è proprio all'interno di una delle più grandi e variegate realtà di vendita di materiale fonografico in questa area di Europa: si chiama TONDO MUSIC ed è a pochi KM da Lugano, sul lago. La nostra attività effettivamente si svolge in maniera tradizionale come fantastico luogo di incontro e aggregazione per appassionati di tutti i generi musicali, con un orecchio di riguardo per le varie forme di Rock e di Jazz... ma c'è davvero tanto spazio per il Pop e la Classica, così come per il folk e tutte le forme di avanguardia. Il negozio dispone di uno spazio al piano superiore nel quale usiamo organizzare incontri con artisti, stampa, produttori e nel quale è anche possibile esibirsi per degli showcase molto suggestivi. Di questi tempi il lavoro di spedizione del materiale in ogni angolo del mondo è ovviamente all'ordine del giorno, tuttavia ho constatato con enorme piacere, e un po' di stupore, quanto si sia incrementata la vendita al dettaglio direttamente in negozio, dove si ascolta musica, si dialoga con un buon livello di competenza, anche di Alta Fedeltà, bevendo un caffè offerto dalla casa. Le grandi soddisfazioni di questo mestiere sono nel vedere i clienti uscire sorridenti. Ed è come se specchiassi me stesso nel cliente di mezza età che colleziona dischi, ma mi ritrovo anche in quei meravigliosi ragazzi sotto i vent'anni che si accaparrano dei classici, o anche delle oscurità di rock datato, così come di metal, blues, jazz, new wave o pop d'annata con l'entusiasmo che ancor oggi mi appartiene quando maneggio questi oggetti.

HB: Ok Mox, siamo alla fine. Grazie per la disponibilità ed in bocca al lupo per tutto!

MC: A te, alla prossima...

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