INTERVISTA, Alex Masi - Giugno 2003

14.05.2021

Inquadriamo bene il contesto storico in cui mi avvicinai alla musica di Alex Masi, tra i primi guitar heroes italiani che in pieni anni '80 abbandonarono le sponde natali all'inseguimento del Sogno Americano: quando, adolescente, acquistai a scatola chiusa "Attack of the Neon Shark", le principali fucine (Shrapnel, Relativity ecc) di ginnasti della sei-corde stavano vivendo una sorta di età del bronzo, innescata -si può supporre- dal sisma globale Steve VaiDream Theater e fomentata da ulteriori ottime uscite a tema virtuosistico. Ogni mio coetaneo attratto dalla disciplina elettrica in quegli anni ha sicuramente trovato dell'ottimo materiale motivazionale nei vari Greg Howe, Michael Angelo Batio (con il suo eccentrico album "No boundaries"), Joey Tafolla ed altri extremists.

Il numero degli atleti nostrani giunti ad un livello di tecnica & consapevolezza fuori dal normale (in grado, quindi, di battersi nella stessa arena dei gladiatori del Musician Institute e palestre transoceaniche analoghe) è, per usare un eufemismo, davvero esiguo. Oltre a Masi e al noto Giacomo Castellano, ogni sforzo mnemonico per incoronare qualche eccellenza tra le heavy axes italiane si rivela del tutto inutile.
La carriera di Alex Masi, dai sotterranei del metallo locale (suonava nei veneti Dark Lord) agli ambienti lussuosi del business musicale statunitense, è dunque motivo di un certo vanto per il rock made in Italy. Chi altri nel circuito hard n'heavy italiano, infatti, può narrare di aver visto i propri videoclip in rotazione su MTV?

Massimo Machetti
Maggio, 2021

la Masi Band con Rhett Forrester, Metal Shock 1989. Collezione privata
la Masi Band con Rhett Forrester, Metal Shock 1989. Collezione privata

L'INTERVISTA

Archiviati i convenevoli, feci presente che, nell'arco di poco tempo, ben due chitarristi appartenenti al filone virtuoso si erano concessi ai microfoni di Hammerblow: l'altro fu Joe Stump. Chiesi ad Alex se avesse mai sentito parlare di lui...

AM: Stump? non l'ho mai sentito veramente...sì e no un paio di estratti e mi sembrava piuttosto derivativo...quando ho suonato col mio gruppo attuale a Città del Messico ho visto delle foto di Stump su una fanzine locale e mi è sembrato che si atteggiasse ad assomigliare ad Yngwie Malmsteen in un modo che fa un po' sorridere. Ma, per carità, da ragazzini abbiamo tutti cercato di imitare i "nostri eroi" nel passato.

HB: ...comunque, anche con Stump abbiamo affrontato l'argomento Leviathan Records, etichetta alla quale anche tu sei legato, se non ho capito male...

AM: Non sono più "legato" a Leviathan da due anni...alcuni "disguidi" legali hanno portato a termine un rapporto che era già verso la fine, in ogni caso. David Chastain, come ogni musicista sopravvissuto agli anni '80, cerca di fare un paio di dollari qui e lì in questi periodi piuttosto asciutti. Il problema nasce quando l'ingordigia prende il posto dell'amore per la musica... Ma, senza entrare in dettagli tecnici, diciamo che Leviathan mi ha creato numerosi problemi finanziari in un momento in cui stavo cercando di promuovere un album...ho girato pagina da un pezzo.

HB: So che a Gennaio 2004 uscirà il tuo secondo lavoro dedicato ai grandi della musica classica: ti sei già cimentato nell'opera di Bach (anche in versione elettrica), ora è il turno di Mozart. Come ha reagito, in linea di massima, il pubblico a questo tipo di esperimento?

AM : Il pubblico mi ha letteralmente sorpreso con l'amore con cui ha ricevuto Bach...è il mio lavoro solista che ha venduto di più fino ad oggi, il che mi ha fatto capire che, quando il contenuto di un lavoro è solido e incontestabile, il pubblico ti segue...é per questo che adesso faccio solo cose in cui credo al 100%. Basta compromessi!

HB: Tu, invece, come hai vissuto questa esperienza? [...] Cosa pensi del risultato finale?

AM: Ci sono due versioni dell'album di Bach: "In the name of Bach" e "Steel string Bach". Il mio favorito e' "Steel string Bach" che ha un missaggio molto superiore e ha solo chitarre acustiche...nel nuovo album dedicato a Mozart ho seguito l'idea di avere un suono qualitativamente molto elevato e usare solo chitarre acustiche...in più c'è un'orchestra su un pezzo ("Concerto per piano in do minore"). Tecnicamente è musica difficile da eseguire ma in modo molto diverso dal rock o jazz...nella classica uno deve attenersi strettamente alle note scritte sulle pagine senza aggiungere o togliere niente...zero improvvisazione, il che vuol dire non avere quel "salvagente" che ti aiuta quando ti trovi in mezzo ad un passaggio difficile...non puoi prendere fiato per un paio di secondi con un riff che ti permette di concentrarti su quello che viene dopo...devi dare il tuo meglio senza rete...è una vera e propria questione di disciplina.

HB: So che hai scritto la colonna sonora per un horror-movie intitolato "Black Roses", una trama incentrata sul mondo dell'hard rock; puoi darmi qualche informazione più precisa?

AM: Wow...stai parlando della preistoria! Non ho molte memorie precise di quel periodo, eravamo un po' tutti presi con varie "situazioni" che hanno un po' debilitato la capacità di ricordare gli avvenimenti in corso...devo avere ancora il copione del film in archivio da qualche parte in casa...dovevo fare parte del cast anch'io ma mi sono tirato indietro quando ho capito che la recitazione non è il mio forte. Non ho idea se il film sia mai uscito in Italia...non ho una copia del film nemmeno io e non penso di averlo mai visto dall'inizio alla fine. Alla "prima" del film eravamo tutti stravolti.

HB: Hai lavorato con tanti artisti della scena Hard Rock degli anni '80, tra cui Jeff Scott Soto, Kuni Takeuchi ed il cantante degli Hawk, David Fefolt. Di Kuni, in particolare, non abbiamo troppe informazioni...

AM: Kuni è apparso e scomparso velocemente...l'unica cosa che posso dire è che fu il primo a darmi un video bootleg di Shawn Lane cosa per la quale gli sarò eternamente riconoscente...mi pare che adesso sia in Giappone e faccia il boss di qualche casa discografica...boh...per il resto non coltivo molto i legami con i vari personaggi degli anni '80, a parte gente che stimo tuttora o amici che sono rimasti tali.

HB: E Rhett Forrester? Molti ancora si immaginano come sarebbe stato il vostro lavoro a duo... (in questa domanda, mi riferisco ad un pluri-annunciato album che avrebbe dovuto uscire agli inizi degli anni '90, ma non fu mai pubblicato. nda)

Alex e Rhett Forrester, Metal Shock 1989. Collezione privata
Alex e Rhett Forrester, Metal Shock 1989. Collezione privata

AM: Rhett e' un caso tragico, era un cantante eccezionale, una personalità gigantesca, era Mick Jagger, Coverdale, Bon Scott e Paul Rodgers tutti contenuti in uno. Purtroppo, in quel periodo il suo uso di cocaina era a livelli stratosferici ed è tutto finito nel nulla dopo mesi di lavoro in cui perfino Eddie Kramer (produttore di Led Zeppelin e Jimi Hendrix) era interessato a lavorare con noi. Ironicamente, la sua morte non ha avuto niente a che vedere con la droga...assassinato per una lite nel traffico di Atlanta...God rest his soul.

HB: Raccontaci qualcosa sui Dark Lord, la band in cui militavi negli anni '80...

AM: Dark Lord è stato uno dei periodi più spensierati della mia vita...non facevamo altro che provare, registrare e suonare in giro. Non c'era nessun futuro per noi nella situazione italiana di allora, ma ci siamo divertiti in modo esagerato. Mi manca molto l'innocenza di allora...musicalmente facevamo cose molto avanti per l'epoca...Sandro Bertoldini era il miglior batterista senza alcun dubbio...un giorno voglio compilare un EP o album delle migliori performances di quell'epoca con missaggi e rimasterizzazioni adeguate.

Dopo qualche chiacchiera sui gusti musicali ed altri concetti poco rilevanti, chiesi ad Alex circa il suo pionieristico viaggio alla "conquista" degli States...

AM: Abito dal 1987 a Studio City che è un "quartiere" all'interno di Los Angeles. Amo questo posto, tranquillo ma allo stesso tempo a cinque minuti da Hollywood con tutte le implicazioni del caso. L'America mi ha dato spazio, opportunità e delle esperienze in TUTTI i campi che non avrei mai potuto neanche immaginare, ma amo moltissimo l'Italia e soprattutto Venezia che per me rappresenta il centro del mio "essere".

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