HO RIASCOLTATO: Stampede - The Official Bootleg

04.02.2021

STAMPEDE - The Official Bootleg (Polydor, 1982)

Lo strano caso degli Stampede risale al 1982, con un esordio su long playing registrato in presa diretta, sul palcoscenico, analogamente al solo debutto degli A II Z (il poco brillante "The witch of Berkeley - Live", 1980).
Archiviata questa nota enciclopedica, la folgore "Missing you" che apre la prima facciata del vinile è un concentrato di cellule UFO-logiche, in perfetto allineamento con l'hurricane scatenato da Def Leppard e -in America- dal terremotante Y&T, all'alba degli '80s.

il retro del vinile
il retro del vinile

Stampede prova quindi l'esistenza di un ulteriore filone in seno alle forze armate della primissima NWOBHM: tormentoni come "Shadows of the night" o "Days of wine and roses" mostrano elaborazione negli arrangiamenti e sovrastrutture quasi radiofoniche, che elevano sensibilmente e con largo anticipo il livello del rock duro di marca britannica (i Saxon metabolizzeranno, invece, con calma olimpica...).
L'ascia del fuoriclasse Laurence Archer, apostolo par excellence dello Schenker-lick, si prodiga in lunghi e pirotecnici assolo di incredibile (per l'epoca) perizia tecnica, dall'incendiaria "Moving on" all'esibizione del frasario bluesy che condisce "Baby driver".

Stampede serra i ranghi e confeziona un riff letale dal titolo "The Runner", vitaminizzazione dalla corazza cromata dell'iconica "Only you can rock me"; "Hurricane town" viaggia sullo stesso binario infuocato, con il guitarisma del solito Archer che segna definitivamente il distacco tra Stampede e un'abbondante numero di compagini contemporanee.

La prima prova in studio arriverà un anno più tardi, ancora per Polydor, ma si tratterà di un album dalla fibra cagionevole, e non basteranno certo le opache rivisitazioni delle menzionate "The Runner" e "Hurricane town" a salvare la baracca.
E' vivamente consigliato, invece, includere nella propria discoteca una copia di "The Official Bootleg", uno dei prodotti più sensazionali ed imperdonabilmente sottovalutati dell'era del vanadio, un disco senza il quale -forse- oggi parleremmo di british steel in altri termini.

Massimo

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