HO RIASCOLTATO, Manowar - Louder than Hell

23.11.2020

MANOWAR - LOUDER THAN HELL (Geffen, 1996)

foto da Psycho, novembre 1996
foto da Psycho, novembre 1996

Abbandonate da tempo immemore le vestigia del dark sound apocalittico di "Into glory ride", con la deposizione delle armi da parte di Ross The Boss scompare anche l'irruente fraseggio blues che, fin dai giorni di "Battle Hymns", faceva da contraltare all'epos decantata dai Manowar. E non è tutto: non c'è più traccia, ormai, dell'interesse nel guitar riffing e nella tessitura di trasognanti arpeggi ed oscure armonie. 
Nel 1996, il nuovo Manowar-album era comunque atteso come la cometa di Halley - scriveva l'esimio Ariatti - e, nonostante la drastica riduzione del codice estetico, "Louder than Hell" si presentò come un disco talmente fuori contesto storico e forte della propria autostima che, a conti fatti, è davvero impossibile non amarlo.

Manowar sceglie di aprire il discorso con l'attacco bruciante di "Return of the Warlord", motorocker a trazione integrale letteralmente scaturito dall'Inferno. You losers better learn! Lo strapotere acustico prosegue con "Brothers of Metal", evangelica esaltazione della weltanschauung metallica, ma è immergendo l'acciaio nell'inedita intimità di "Courage" che i Manowar tornano davvero a sorprendere: una ballata che fa da camera di combustione all'iperbolica "Number one", vera e propria hit dall'incredibile -e mai sfruttato- potenziale live.

Eric Adams è il solito valore aggiunto, un invasato Gillan dal ghigno beffardo e dai bicipiti rigonfi di metallo incandescente. Il "nuovo arrivato" Karl Logan fa il proprio mestiere, mettendosi a completa disposizione dell'esuberante nucleo originario: ne sono prova concreta i dieci minuti del megalite "Today is a good day to die" (mistificazione tracotante dei Tangerine Dream!) e il polverone alzato dalle sgommate micidiali di "Outlaw", dove il chitarrista esibisce persino qualche rimarchevole numero tecnico.

La tentazione di presentare "Louder than Hell" attraverso i ricordi e le emozioni di un allora diciassettenne era ovviamente forte, ma ha vinto l'intento di fare luce sui reali motivi per cui questo album rappresenta l'ultimo fendente messo a segno dai New York Tyrants.
Gli Dei crearono l'Heavy Metal, videro che era cosa buona, e lo affidarono ai Manowar!

Massimo

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