EDIZIONE STRAORDINARIA: addio a Bill Tsamis dei Warlord

WILLIAM J. TSAMIS (1961-2021)
Il sipario è calato. Uno degli ultimi miti di metallo ha detto addio a questo mondo per raggiungere, forse, la Volta Celeste e ricongiungersi, nello spirito, ad essa.
Il patrimonio musicale lasciatoci da William J. Tsamis, tessitore di melodie arcane e coltri sonore tutt'altro che terrene, vive nei controversi ed affascinanti microsolchi di Warlord e Lordian Guard, nel romanticismo con cui questo Cavaliere d'argento amava declinare la drammaticità dell' Epos in Metal.
Tsamis era un condottiero atipico, come gli eroi malinconici nati dalla penna di Michael Moorcock, ma -più di ogni altra cosa- era uno dei MIEI idoli. Ho amato la sua opera nella consapevolezza che neanche una micidiale cover di "Child of the damned" da parte degli Hammerfall sarebbe riuscita a sdoganare del tutto la Warlord-mania tra i metalheads italiani. Avevo ragione. Lo status di icona presso una fetta di sedicenti cultori del metallo underground arrivò più tardi, con l'approssimativa riunione del 2002 - fronteggiata proprio dall'ex Hammerfall, Joacim Cans!
Ricordo una domenica pomeriggio, circa a metà anni '90, a casa di un parente che, ben informato sulla mia passione per l'heavy, mi mostrò quanto da lui raccolto in formato vinilico svariati anni prima. Quando, sfogliando le copertine, incontrai un paio di dischi marcati Warlord, gli chiesi se avesse intenzione di venderli: niente da fare. Avremmo potuto parlare del resto, ma non di quei due dischi.
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Controversi, dicevamo. La discografia dei Warlord consta essenzialmente di un solo album, l'irrinunciabile "Deliver us" (1983), seguìto a distanza ravvicinata dal 45-giri stracult "Aliens / Lost and lonley days" e dall'enigmatico live a porte chiuse "And the cannons of destruction have begun", ultima uscita corredata di materiale inedito dal valore indiscutibile. Dopodiché, soltanto pubblicazioni rievocative ("Thy kingdom come" ed il compact "Best of Warlord" del 1993) comunque preziose.
